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AI e difesa: accordi per 600 miliardi di dollari fra Arabia Saudita e Stati Uniti



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Durante la prima tappa del suo tour nel Golfo, Donald Trump ha annunciato insieme ai vertici sauditi una serie di intese economiche. Dall’intelligenza artificiale alla difesa, passando per la realizzazione di data center e infrastrutture energetiche. Tra i protagonisti, l’azienda statale saudita Humain e colossi Usa come Nvidia, con la presenza di grandi nomi della finanza e della tecnologia globale

Pubblicato il 13 mag 2025



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Gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita hanno annunciato una serie di accordi per un valore complessivo di 600 miliardi di dollari, che riguardano settori strategici come l’intelligenza artificiale e la difesa. L’annuncio è avvenuto durante la visita del presidente Donald Trump in Arabia Saudita, prima tappa del suo tour che toccherà anche Qatar ed Emirati Arabi Uniti.

Secondo la Casa Bianca, le intese rappresentano un punto fermo della rinnovata cooperazione economica tra i due Paesi, “legami economici che dureranno per generazioni”.


Humain e Nvidia: infrastrutture AI da record

Uno degli accordi più significativi riguarda Humain, la nuova azienda statale saudita per l’intelligenza artificiale, che ha promesso di realizzare nel Paese un’infrastruttura avanzata basata su centinaia di migliaia di chip Nvidia, considerati i più potenti al mondo.

Nei prossimi cinque anni, Humain intende impiegare questi chip per costruire un ecosistema tecnologico all’avanguardia, rendendo il progetto “uno dei più grandi ordini di chip AI da parte di una società statale”, come sottolineato nel comunicato.

chip AI
Nvidia Blackwell

La prima fase prevede il dispiegamento di 18mila server Nvidia di ultima generazione, modello “Blackwell”, ha confermato l’azienda statunitense. Un passo che rafforza l’ambizione del principe ereditario Mohammed bin Salman di fare dell’Arabia Saudita un hub globale dell’intelligenza artificiale, e che si inserisce nella strategia di Nvidia di promuovere infrastrutture AI sovrane nel mondo.


Accordi fra Stati Uniti e Arabia Saudita: difesa ad alta tecnologia, 142 miliardi di dollari per armamenti

Oltre all’intelligenza artificiale, l’accordo tocca anche la sicurezza e la difesa. Il comunicato della Casa Bianca menziona un’intesa del valore di “quasi 142 miliardi di dollari” per la fornitura a Riyadh di armamenti e servizi all’avanguardia da parte di oltre una dozzina di aziende statunitensi.

“Capacità aeronautiche e spaziali, difesa missilistica, sicurezza marittima e di frontiera, modernizzazione delle forze terrestri e aggiornamento dei sistemi di comunicazione”, sono tra i principali ambiti toccati da questa cooperazione.


Investimenti sauditi negli Stati Uniti

Il pacchetto di accordi include anche un piano da 20 miliardi di dollari da parte dell’azienda saudita DataVolt, per investimenti in data center AI e infrastrutture energetiche negli Stati Uniti.

L’obiettivo di Trump è raccogliere oltre 1.000 miliardi di dollari in accordi e promesse di investimento durante il suo tour nel Golfo. Un obiettivo ambizioso, ma che sembra sostenuto dall’entusiasmo dei partner storici americani della regione.


L’interesse congiunto per l’intelligenza artificiale

Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar, tradizionali alleati degli USA, sono tra i maggiori acquirenti di armamenti americani e gestiscono fondi sovrani con un patrimonio combinato superiore ai 3mila miliardi di dollari.

Tutti e tre i Paesi hanno dichiarato l’intenzione di investire massicciamente nell’AI. Un’area che considerano cruciale per la diversificazione delle loro economie post-petrolio e per l’attrazione di nuove industrie high-tech.


I big della tecnologia e della finanza a Riyadh

Ad attirare ulteriormente l’attenzione sul piano saudita è stata la partecipazione, durante un forum d’investimento a Riyadh, di alcune delle più influenti figure della tecnologia globale: Elon Musk; Sam Altman, CEO di OpenAI; Jensen Huang, CEO di Nvidia.

Accanto a loro, anche leader del mondo finanziario come Larry Fink di BlackRock, Stephen Schwarzman di Blackstone e Janet Fraser di Citigroup. Un segnale chiaro del crescente interesse americano verso il Golfo, fonte di capitali e opportunità.


Il contesto geopolitico: regole rimosse, investimenti rilanciati

Il rinnovato slancio nei rapporti tra Washington e Riyadh arriva dopo che l’amministrazione Trump ha annullato una normativa dell’era Biden che avrebbe limitato l’export di chip AI statunitensi più potenti verso Paesi come l’Arabia Saudita, l’India e Singapore.

Proprio alla vigilia della visita di Trump, Riyadh ha ufficialmente lanciato Humain, sotto la guida del principe Mohammed e con il sostegno del Public Investment Fund (PIF), fondo sovrano da 940 miliardi di dollari. La nuova entità guiderà la strategia saudita nel settore AI.


Legami personali e precedenti impegni

Il legame tra Trump e il principe ereditario saudita è solido. Fin dai primi giorni della sua presidenza, Trump ha intrattenuto rapporti cordiali con Mohammed bin Salman e con Jared Kushner, suo genero e consigliere.

Subito dopo l’insediamento nel gennaio del primo mandato, Trump aveva già ottenuto un impegno saudita per investimenti da 600 miliardi di dollari in territorio statunitense: la stessa cifra ufficializzata nuovamente in questi giorni.


Emirati Arabi e la corsa all’AI

Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno seguito l’esempio saudita, annunciando a marzo l’intenzione di investire 1.400 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. L’obiettivo è simile: diventare una potenza nell’intelligenza artificiale e potenziare la collaborazione strategica con il settore tech americano.


I dubbi degli analisti

Nonostante l’entusiasmo, analisti ed esperti sollevano dubbi sulla reale capacità dei Paesi del Golfo di allocare tali somme nei tempi dichiarati.

In particolare, l’Arabia Saudita si trova a fronteggiare prezzi del petrolio in calo, un disavanzo crescente nel bilancio pubblico e l’enorme impegno richiesto dai progetti infrastrutturali domestici del piano Vision 2030.


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