In un contesto economico sempre più globalizzato, le lingue straniere rappresentano un’arma a doppio taglio: possono aprire porte ma anche erigere barriere. DeepL, azienda mondiale nell’intelligenza artificiale applicata alla traduzione, ha condotto una ricerca su oltre 1.000 lavoratori italiani per capire come l’AI stia modificando il modo di comunicare sul lavoro.

“Le lingue non dovrebbero mai rappresentare un ostacolo all’innovazione o alla crescita. In Italia si sta assistendo a una chiara richiesta di nuovi strumenti più evoluti e affidabili, che possano consentire ai lavoratori di comunicare e lavorare su scala globale”, ha affermato Jarek Kutylowski, CEO e founder di DeepL.
“Man mano che l’intelligenza artificiale linguistica si sviluppa, può diventare un alleato quotidiano, non solo per aiutare le persone a esprimersi, ma anche per consentire alle aziende di cogliere nuove opportunità su scala internazionale”.
Indice degli argomenti:
L’effetto AI: più sicurezza e produttività sul lavoro
Lo studio evidenzia un cambiamento di mentalità in azienda. Gli strumenti di traduzione basati su AI non sono più percepiti come gadget, ma come veri e propri fattori abilitanti per la produttività e la fiducia nel comunicare.
Ben il 60% dei lavoratori che utilizzano questi strumenti dichiara di sentirsi “più sicuro nel comunicare in una lingua straniera grazie all’AI”. Questa maggiore sicurezza non si limita alla singola persona, ma si riflette anche nella qualità della comunicazione interna: il 31% degli intervistati segnala un miglioramento. Inoltre, il 19% attribuisce all’AI un ruolo diretto nel supportare l’espansione aziendale verso nuovi mercati.
Lingue straniere al lavoro: una necessità in crescita ma non priva di difficoltà
L’uso delle lingue straniere nel lavoro è una realtà consolidata per molti: il 29% degli italiani dichiara di usare una lingua straniera almeno una volta al mese. L’inglese domina incontrastato, usato dal 92%, seguito a distanza da francese (18%), spagnolo (14%) e tedesco (5%).
Il dato più interessante emerge però dalla distinzione per ruolo: il 49% dei manager utilizza regolarmente lingue straniere, contro solo il 26% dei dipendenti non manageriali. Ciò conferma come la competenza linguistica diventi via via più cruciale all’aumentare del livello gerarchico.
Le difficoltà però restano: il 34% segnala “difficoltà a comunicare con precisione a causa di limiti linguistici”, mentre il 35% considera questi limiti un freno alla propria efficacia lavorativa. Tra i manager, la percentuale sale al 46%, dimostrando che la complessità linguistica aumenta con le responsabilità.
Non si tratta solo di capacità operative: “Oltre il 72% degli intervistati ritiene che la conoscenza delle lingue straniere influenzi la crescita professionale: per il 37,5% è un fattore decisivo, mentre per il 34,5% è determinante per accedere ad alcuni ruoli specifici”.
Divario generazionale e seniority: l’AI linguistica sempre più strategica
Non è un caso che il bisogno di soluzioni linguistiche efficaci cresca con la seniority. Il 46% dei professionisti considera una comunicazione inadeguata nei mercati esteri un ostacolo alla competitività del business, e questa preoccupazione raggiunge il 63% tra i manager.
Un dato curioso riguarda il gap generazionale: il 49% degli under 45 vede le difficoltà linguistiche come un limite al potenziale globale delle aziende, contro il 44% degli over 45. La sensibilità verso la comunicazione multilingue e il valore dell’AI in questo ambito è dunque forte soprattutto tra i più giovani.
Adozione lenta, ma fiducia e consapevolezza in crescita
Nonostante i vantaggi, l’adozione degli strumenti di traduzione AI non è ancora diffusa: “Più della metà (52%) dei professionisti italiani non ha mai utilizzato strumenti di traduzione basati su AI e solo uno su dieci afferma che la propria azienda offre accesso a strumenti di traduzione AI a pagamento”.
Le resistenze maggiori riguardano “l’accuratezza (37%), la fiducia nei risultati (44%) e la privacy dei dati (21%)”. La sfida è dunque costruire fiducia soprattutto tra i più giovani e le donne, che pongono particolare attenzione alla qualità e affidabilità delle traduzioni automatiche.
Il futuro è multilingue e potenziato dall’AI
Guardando avanti, l’ottimismo è evidente: “Oltre la metà (51%) dei lavoratori italiani ritiene che gli strumenti di traduzione basati sull’AI daranno alle aziende un vantaggio competitivo a livello internazionale, e uno su tre (32%) afferma che saranno un fattore chiave per il business nei prossimi cinque anni”.
L’intelligenza artificiale linguistica sta trasformando le risorse linguistiche da semplice competenza a vantaggio strategico. Le aziende utilizzano questi strumenti per migliorare la collaborazione interna, rafforzare la comunicazione interculturale e ampliare la loro portata globale.
Un dato significativo sottolinea come “il 38% degli intervistati ha abbandonato un prodotto o un servizio perché non era disponibile nella propria lingua madre”, un segnale chiaro che la multilinguismo non è più solo una questione lavorativa ma un imperativo per il successo commerciale.
Conclusioni
Lo studio di DeepL dipinge un quadro chiaro: l’AI linguistica sta diventando un alleato insostituibile per i professionisti italiani in un mercato globale sempre più esigente.
La capacità di comunicare efficacemente in più lingue, potenziata da strumenti intelligenti, rappresenta non solo una competenza fondamentale per la crescita personale, ma una leva decisiva per la competitività delle imprese italiane nel mondo.
Restano sfide da affrontare, in particolare legate alla fiducia e all’adozione, ma la direzione è segnata: il futuro della comunicazione aziendale sarà sempre più multilingue e digitale.