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Come l’AI sta ridefinendo la professione del designer



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Creatività e intelligenza artificiale si incontrano nel design, aprendo nuove opportunità e ruoli professionali ibridi. L’integrazione dell’AI richiede consapevolezza tecnica, etica e culturale. I designer del futuro dovranno unire competenze tecnologiche a sensibilità umanistica, pensiero critico e visione sistemica, attraverso percorsi di studio interdisciplinari e un continuo aggiornamento, per restare protagonisti del cambiamento

Pubblicato il 8 ago 2025

Érica Moreti

specialista in innovazione design e tecnologia – docente e course leader di SPD – Scuola Politecnica di Design



AI designer

Creatività e tecnologia sono due ambiti che, in un modo o nell’altro, hanno sempre dialogato, contaminandosi a vicenda. Con l’affermazione dell’intelligenza artificiale questo scambio si è intensificato, aprendo nuove potenzialità per chi lavora nel mondo del design. Qualche esempio? Snellire i processi più ripetitivi, accelerare la generazione di varianti e consentire di dedicare maggiore spazio alla fase concettuale.

Occorre però tenere sempre a mente che l’effettiva utilità dell’AI dipende da quanto si è in grado di integrarla in modo responsabile nel processo di progettazione. La maggior parte dei professionisti del design non ha oggi le competenze tecniche adeguate e la conoscenza approfondita dello strumento per poterlo sfruttare nel processo progettuale. Si limita, infatti, a farne uso in modo superficiale, come un generatore di immagini o un assistente per compiti meccanici e ripetitivi.

Tuttavia, l’intelligenza artificiale è un ecosistema complesso, con regole, bias e implicazioni etiche che richiedono un livello di consapevolezza sempre più elevato. Per questo motivo, sapere come funziona un algoritmo generativo, conoscere le sue regole e rimanere aggiornati sulle tecnologie emergenti sta diventando parte integrante del bagaglio professionale del designer contemporaneo.

I nuovi sbocchi professionali con l’arrivo dell’AI

Questa rivoluzione tecnologica sta sicuramente contribuendo a ridefinire gli sbocchi professionali anche nel settore del design. Come confermato dal Future of Job Report 2025, nuove figure ibride stanno emergendo nel mercato del lavoro, tra cui ad esempio AI UX designer, Policy designer, Immersive designer, Virtual interaction, Virtual designer, AI UX researcher e Creative technologist.

Si tratta di ruoli che mescolano competenze di design, tecnologia, filosofia, sociologia e data science. Molte di queste professioni non esistevano fino a pochi anni fa e oggi iniziano a trovare una loro legittimazione anche nel mondo delle aziende e delle istituzioni, che già si stanno mobilitando nella ricerca e selezione di questo tipo di profili.

Nonostante l’evoluzione dei ruoli, ci sono alcune abilità che resteranno insostituibili. Quattro, in particolare, sono il cuore pulsante del design: la capacità di osservare l’invisibile, il sensemaking – ossia l’abilità di dare un senso a oggetti e situazioni – il pensiero critico e il craft, inteso come l’abilità concreta di trasformare l’intangibile in qualcosa di fruibile.

Questi elementi sono capacità umane che l’AI, per quanto sofisticata, non è in grado di replicare in modo autentico. Difatti, l’immaginazione, la sensibilità culturale e la capacità di anticipare scenari e conseguenze complesse sono ambiti dove l’intelligenza umana rimane (al momento) insostituibile.

Ai designer

Come integrare le nuove tecnologie nel percorso di studi per trarne vantaggio professionale

Integrare le nuove tecnologie nel percorso di studi del design non significa semplicemente acquisire nuove competenze tecniche, ma piuttosto ridefinire il rapporto uomo-tecnologia nell’ambito della progettazione. In un mondo sempre più segnato da realtà fisico-digitali interconnesse, sostenibili ed etiche, il design è chiamato a dare senso alle tecnologie, non solo a utilizzarle.

Questo implica formare designer capaci di comprendere il digitale come parte integrante della cultura contemporanea, in grado di analizzare criticamente i sistemi, immaginare futuri alternativi e progettare nuovi mondi possibili (world making).

In questo scenario, il linguaggio della programmazione e la conoscenza delle tecnologie emergenti non sono più competenze opzionali, ma strumenti essenziali per progettare con consapevolezza.

È anche fondamentale promuovere un approccio allo studio continuo (life long learning), che permetta ai futuri professionisti di aggiornarsi costantemente, sviluppando un pensiero sistemico e una capacità di connessione tra differenti discipline.

Nuovi percorsi di studio

È perciò necessario pensare a percorsi di studio innovativi con un forte focus sull’interdisciplinarità, con l’obiettivo di fornire strumenti e metodologie essenziali per muoversi in un mondo digitale in continua evoluzione, dove la creatività incontra le tecnologie emergenti, aprendo nuove strade al design. Tra le principali tematiche che è bene inserire all’interno dei nuovi programmi di formazione troviamo sicuramente: creative coding, processi guidati dall’AI, data-informed design, ma anche etica del design, esperienze immersive, computational design e collaborazione interdisciplinare.

Conclusione

Di fronte a strumenti sempre più sofisticati, il designer è chiamato a ripensare come essi possono essere sfruttati nel perimetro del proprio ruolo, che da semplice utilizzatore di tecnologie si fa protagonista consapevole del cambiamento, interpretando le sfide del presente e immaginando futuri alternativi. In questo scenario in continua evoluzione, ciò che farà davvero la differenza non sarà tanto la padronanza tecnica, quanto più la capacità di integrare sensibilità umanistica, visione critica e pensiero sistemico.

La professione del designer, quindi, non sta scomparendo ma si sta evolvendo in direzioni inedite, più complesse, ma anche più ricche di opportunità.

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