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Professionisti italiani: investimenti digitali in crescita, ma l’AI resta ai margini



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Nel 2024 gli investimenti digitali degli studi professionali in Italia sfiorano i 2 miliardi (+3,5%). L’intelligenza artificiale entra timidamente nelle attività quotidiane, ma resta bassa la sua adozione strategica. I dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano delineano un’evoluzione a due velocità

Pubblicato il 2 lug 2025



studi professionali AI

Nel 2024, gli studi professionali italiani aumentano del 3,5% la spesa in tecnologie digitali, raggiungendo i 1.954 milioni di euro. In testa gli studi multidisciplinari, con una media di 28.200 euro per studio, seguiti da consulenti del lavoro (14.300 euro), commercialisti (14.000 euro) e avvocati (10.400 euro). Tuttavia, la trasformazione digitale è ancora trainata da obblighi normativi o esigenze operative, più che da una visione strategica. Come rileva la ricerca dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, la tecnologia è solo al nono posto tra le priorità dichiarate dai professionisti.

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Intelligenza artificiale negli studi professionali: c’è interesse, ma pochi progetti strutturati

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale resta contenuto: tra il 12% e il 17% degli studi dichiara di aver adottato soluzioni AI, mentre la business intelligence si ferma tra il 4% e il 10%. Tuttavia, l’esposizione mediatica e l’accessibilità di strumenti generativi iniziano a produrre effetti. Secondo Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio, “cresce a tutti i livelli la consapevolezza sull’utilità delle tecnologie e, anche grazie all’elevata esposizione mediatica dell’intelligenza artificiale, compaiono segnali positivi nell’impiego di strumenti di analisi dei dati”.

Oltre la metà degli studi apprezza l’AI per l’efficienza e la rapidità. L’uso più frequente è per la ricerca documentale (78-90%) e la stesura di testi (49-72%). Più marginali l’analisi dei dati (24-28%) e la produzione di contenuti comunicativi. Solo il 3-7% sviluppa progetti con consulenti o altri studi, segno di una cultura progettuale ancora acerba.


Studi multidisciplinari e grandi strutture più avanti nell’adozione

Le grandi realtà (oltre 30 persone) e gli studi multidisciplinari sono le più avanzate nell’adozione tecnologica. Qui, la business intelligence tocca il 32% e l’uso dell’intelligenza artificiale arriva al 20%. Nei grandi studi, anche strumenti come CRM e timesheet sono più diffusi (fino al 64%). Al contrario, gli studi di dimensioni minori faticano ad evolvere, sia in termini tecnologici sia nei modelli organizzativi.

Negli studi legali, per esempio, solo la videoconferenza supera il 50% di adozione; per i commercialisti spiccano VPN (47%) e conservazione digitale (45%), mentre i consulenti del lavoro usano strumenti a supporto delle pratiche HR. I CRM restano marginali (6%-11%), così come i social (24%-42%). Il sito internet è presente in poco più della metà degli studi.


Equilibrio vita-lavoro al primo posto

La priorità per i professionisti italiani non è la tecnologia, ma l’equilibrio tra vita privata e lavoro, indicato dall’81% dei commercialisti, dal 78% dei consulenti del lavoro e dal 75% di avvocati e studi multidisciplinari. Seguono la specializzazione, l’autonomia, le retribuzioni e le opportunità di carriera. L’uso di strumenti digitali innovativi arriva solo al nono posto.

“Tra gli studi professionali è ancora da sviluppare una reale cultura customer oriented e servirebbero nuove competenze per soddisfare i bisogni del mercato – afferma Francesca Parisi, ricercatrice dell’Osservatorio –. Anche rimanendo focalizzati su attività tradizionali, attraverso reti di vendita, aggregazioni e tecnologie evolute è possibile ampliare il portafoglio clienti ed efficientare i processi lavorativi”.



Premio Professionista Digitale 2025: le best practice

L’Osservatorio del Politecnico di Milano ha premiato le esperienze più innovative con il riconoscimento “Premio Studio Digitale 2025”. Tra i vincitori:

  • Studio Musella e Associati (Napoli), con HR Innovation Suite, una suite integrata per la gestione HR.
  • Studio Micci (Varese), con Smart Audit, che integra process mining, e-learning in cloud e serious game.
  • Menzione d’onore per Studio Campagnoli (Piacenza) con Ufficio Digitale, una piattaforma gestionale interna integrata.

In bilico tra tradizione e innovazione

Il quadro che emerge è quello di una trasformazione digitale che procede a velocità differenziate, rallentata da priorità personali, rigidità normative e una cultura ancora poco orientata al cliente e all’innovazione strategica. Ma la direzione è tracciata: “Le professioni giuridiche ed economiche sono chiamate ad affrontare nuove sfide e a cogliere le opportunità delle tecnologie – conclude Claudio Rorato – stando ‘in equilibrio’ tra tradizione e innovazione”.



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