La Commissione Europea ha ufficialmente avviato un’inchiesta su Meta per valutare se la recente politica che limita l’accesso di fornitori esterni di intelligenza artificiale a WhatsApp violi le regole di concorrenza.
In particolare, la misura contestata impedisce ai fornitori di AI di utilizzare la funzionalità “WhatsApp Business Solution” se l’AI rappresenta il servizio principale offerto.
Secondo Bruxelles, questa decisione “potrebbe impedire a operatori terzi di offrire servizi tramite WhatsApp, rafforzando in modo sleale il ruolo di Meta” nel mercato delle tecnologie conversazionali.
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Il contesto: le accuse in Italia
La mossa europea arriva dopo che l’AGCM – l’Autorità italiana per la Concorrenza e il Mercato – aveva già ampliato un procedimento istruttorio, iniziato a luglio 2025, per presunta “posizione dominante” di Meta.
Secondo l’Autorità, le nuove condizioni contrattuali di “WhatsApp Business Solution” escluderebbero concorrenti di Meta nel mercato dei chatbot AI a partire dal 15 ottobre 2025. Questo cambiamento “potrebbe limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico nel mercato dei servizi di AI Chatbot, a danno dei consumatori”.
Meta, da parte sua, respinge le accuse: sostiene che “l’API di WhatsApp non è stata progettata per essere utilizzata con chatbot di intelligenza artificiale” e che il cambiamento non avrebbe impatto sulle aziende che offrono assistenza clienti o comunicazioni rilevanti.
Dichiarazioni e ragioni della Commissione
Per la Commissione Europea, come sottolineato dalla vicepresidente esecutiva con delega alla Concorrenza, Teresa Ribera, i mercati dell’intelligenza artificiale sono in rapida espansione e “dobbiamo garantire che cittadini e imprese possano beneficiare appieno di questa rivoluzione tecnologica”.
In quest’ottica, l’autorità intende “agire per impedire che grandi operatori digitali dominanti abusino del loro potere per estromettere concorrenti innovativi”.
L’indagine mira dunque a capire se la politica di Meta rappresenti un abuso di posizione dominante, con possibili conseguenze negative per la concorrenza e l’innovazione nel mercato dell’AI.
Implicazioni e possibili scenari
Se la Commissione dovesse accertare una violazione, Meta rischia sanzioni fino al 10% del suo fatturato globale. Un verdetto sfavorevole potrebbe obbligare Meta a modificare le sue politiche, riaprendo l’accesso a terzi fornitori di AI su WhatsApp.
Per le startup e aziende europee che sviluppano chatbot, la decisione potrebbe determinare la possibilità – o meno – di accedere a un bacino di utenti tra i miliardi di utenti WhatsApp.
Da un punto di vista più ampio, questa inchiesta potrebbe segnare un precedente per la regolazione dell’intelligenza artificiale su piattaforme dominate da grandi operatori digitali.






