Per effetto della nuova normativa sull’intelligenza artificiale – la legge 132/2025, e in particolare l’articolo 13 –, per professionisti e studi professionali è scattato l’obbligo di trasparenza e informativa ai clienti sull’utilizzo degli strumenti di AI nello svolgimento delle attività. Anche se, al momento, non sono previste conseguenze o sanzioni per chi non vi si adegua.
L’obbligo punta a rendere i clienti informati in maniera chiara e trasparente circa l’eventuale impiego di sistemi di intelligenza artificiale nell’esercizio dell’attività professionale. Il professionista deve informare il cliente non solo “se utilizza sistemi di AI”, ma anche di “quali sistemi sono in uso” e “come vengono impiegati”. Il nuovo adempimento si affianca alle informative classiche fornite al momento del conferimento del mandato, come quelle relative alla protezione dei dati.
Questo vincolo, pur essendo già entrato in vigore da qualche settimana (dal 10 ottobre scorso), si inserisce in un contesto normativo ancora in via di definizione, creando quello che alcuni osservatori definiscono una sorta di ‘cortocircuito’, tra nuove regole, disorientamento, impreparazione dei diretti interessati.
Indice degli argomenti:
Nuova legge sull’AI: c’è l’obbligo, manca la sanzione
Ad esempio, “c’è l’obbligo, ma manca la sanzione”, rileva Paola Fiorillo, delegata di Confprofessioni alla Digitalizzazione e AI: “è atteso, tuttavia, un futuro adeguamento dei codici deontologici delle diverse professioni, nei quali la sanzione verrà verosimilmente inserita”.

Così, a fronte di nuove regole e forti cambiamenti di scenario, Confprofessioni e Associazione Nazionale Forense (ANF, l’associazione degli avvocati) intendono supportare i professionisti, e per farlo hanno elaborato una scheda sintetica, un modulo informativo, a disposizione di tutti e scaricabile dal sito web di Confprofessioni, per facilitare ciò che è richiesto nell’adempimento normativo.
Il documento, da scaricare online, compilare e poi consegnare ai clienti, “rappresenta un aiuto concreto nell’attuazione della nuova normativa”, sottolinea Fiorillo, “e si configura come uno strumento pratico e immediato per tutti i professionisti tenuti a fornire l’informativa sull’intelligenza artificiale alla propria clientela”.
Modulo informativo per tutte le professioni
Il modulo è adatto a tutte le professioni a cui si applica la disposizione della legge 132/2025, e può essere allegato alla lettera di incarico professionale, al consenso informato in ambito sanitario, o a qualsiasi contratto che preveda l’obbligo di comunicare in modo trasparente l’uso di tecnologie basate su AI.
Confprofessioni – la Confederazione italiana libere professioni – è la principale associazione di rappresentanza dei liberi professionisti in Italia. Attraverso l’adesione di 20 associazioni di categoria, come medici, dentisti, avvocati, commercialisti, psicologi, archeologi, consulenti del lavoro, agronomi, riunisce un sistema economico e sociale composto da oltre 1,5 milioni di professionisti.
Trasparenza, etica e tutela

“L’introduzione e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale anche nel nostro mondo”, fa notare Marco Natali, presidente di Confprofessioni, “impone nuove responsabilità e un approccio consapevole. Questo primo modulo informativo rappresenta un passo concreto nella direzione della trasparenza e della tutela reciproca, tra professionista e cliente, valori che promuoviamo da sempre”.
In questo modo, insieme all’Associazione Nazionale Forense, Confprofessioni “è la prima organizzazione di rappresentanza ad avere prodotto un documento operativo utile e conforme alla nuova disciplina”, osserva Natali, “ponendosi ancora una volta come punto di riferimento nel percorso di etica, trasparenza e tutela dei professionisti e dei loro clienti”.
Rafforzare la relazione tra professionista e cliente
L’obiettivo fondamentale dietro la creazione e l’adozione di tale informativa va oltre il mero adempimento burocratico. L’intento primario è rafforzare la relazione tra cliente e professionista, generando valore aggiunto e creando un rapporto di fiducia.
La trasparenza è vista come la prima e più importante conseguenza di questo obbligo. Il cliente deve sentirsi tutelato non solo riguardo alla sicurezza e riservatezza dei suoi dati, ma anche rispetto alla consapevolezza e competenza che guidano, ad esempio, la strategia difensiva di un avvocato o la redazione degli atti processuali.
Nel caso in cui il professionista non utilizzi alcun sistema di intelligenza artificiale, l’informativa dovrà semplicemente aggiornare il cliente su questo punto.

L’uso non verificato e acritico dell’AI
L’obbligo di trasparenza – introdotto dalla legge 132/2025 – assume un rilievo ancora maggiore alla luce degli sviluppi giurisprudenziali. Alcune recenti sentenze mettono bene in evidenza i rischi derivanti da un utilizzo non verificato e acritico dell’AI.
Un esempio emblematico è rappresentato da una sentenza del Tribunale di Torino. Questo caso ha portato alla condanna di una parte per lite temeraria. Il motivo è dipeso dall’utilizzo da parte del professionista – un avvocato – di strumenti di intelligenza artificiale per redigere il ricorso e la difesa, con la conseguente inclusione di riferimenti normativi e giurisprudenziali non pertinenti e non corrispondenti all’oggetto del contendere in aula.
Il professionista legale, presumibilmente, si è fatto aiutare dall’AI ma non ha verificato l’output fornito. Forse per fretta, eccessiva fiducia in questa tecnologia generativa – ma non infallibile –, superficialità.
Fatto sta che il giudice incaricato nel processo si è accorto degli errori e delle incongruenze, e ha così smascherato l’avvocato reale troppo sostituto da quello artificiale.
La sentenza di Torino ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, generico e incoerente. In pratica, non c’entrava nulla con la causa in questione.
La condanna per lite temeraria ha comportato l’aggravamento delle spese processuali. Ed è anche importante sottolineare che, pur essendo stato l’avvocato (il professionista) a utilizzare lo strumento di AI, la sanzione (le spese aggravate) è ricaduta sul cliente (la parte che avrebbe dovuto essere tutelata). Tutto ciò evidenzia la centralità della responsabilità professionale e del controllo umano.
Serve equilibrio tra innovazione e competenze umane
Anche per questo, Confprofessioni ha inoltre avviato la costituzione di un laboratorio permanente dedicato all’analisi del rapporto tra AI e professioni. Con l’obiettivo di approfondire le implicazioni etiche, giuridiche e deontologiche. E di promuovere garanzie concrete a tutela dei clienti, ma anche dei professionisti che utilizzano strumenti basati sulle nuove tecnologie.
Perché solo l’equilibrio tra innovazione e garanzia di competenza è la bussola per navigare attraverso la nuova era dell’AI e nelle varie attività e realtà professionali.





