Le aziende italiane investono sempre di più in intelligenza artificiale, ma la maturità dei progetti resta bassa. È quanto emerge dall’Enterprise AI Maturity Index 2024, la seconda edizione dello studio condotto da ServiceNow, piattaforma AI per la business transformation, in collaborazione con Oxford Economics. Secondo il report, solo il 9% dei progetti italiani può dirsi realmente avanzato, ovvero basato su una visione integrata e supportato da investimenti trasformazionali.
Questo dato, di per sé già allarmante, va letto in un contesto ancor più critico: il punteggio medio dell’indice di maturità AI in Italia è sceso da 44 a 33 punti in un solo anno, segnando una delle peggiori performance tra i Paesi dell’area Europa e Medio Oriente. Il calo medio dell’area si attesta a 10 punti (da 44 a 34), ma l’Italia perde addirittura 11 punti.

Indice degli argomenti:
Un’innovazione che corre più veloce della capacità di adottarla
La ricerca evidenzia un paradosso ormai diffuso: l’intelligenza artificiale è in fase di sperimentazione diffusa, ma la capacità di scalarla resta indietro. In Italia, il 40% delle aziende ha lanciato oltre 100 casi d’uso AI nell’ultimo anno, ma la maggior parte resta ancorata a una fase iniziale. Solo una minoranza riesce a raggiungere la fase definita “augmentation”, in cui l’intelligenza artificiale viene sfruttata per innovare i processi in modo trasformativo.
“In Europa e Medio Oriente le organizzazioni stanno accelerando i progetti di intelligenza artificiale, ma molte sono ancora nelle fasi iniziali del loro percorso. È importante, però, che riconoscano il potenziale di questa tecnologia e gettino le basi per far funzionare i dati al meglio, fornendo al personale le competenze per utilizzare l’AI in tutta sicurezza”, afferma Cathy Mauzaize, presidente EMEA di ServiceNow. Secondo IDC, la spesa in Europa per l’AI raggiungerà i 144,6 miliardi di dollari entro il 2028, ma senza una strategia chiara, il rischio è di sprecare l’opportunità.

Enterprise AI Maturity Index 2024: le tre tendenze che delineano il futuro dell’AI
Lo studio ServiceNow individua tre trend principali che stanno plasmando il percorso evolutivo dell’intelligenza artificiale nelle imprese:
- Il gap tra sperimentazione e scalabilità: le aziende desiderano innovare, ma manca una governance solida, investimenti coerenti e una leadership capace di guidare il cambiamento.
- L’ascesa dell’Agentic AI: una tecnologia in grado di agire autonomamente, ma ancora poco compresa.
- Una governance carente, con un’eccezione italiana: la supervisione dei processi AI non tiene il passo con l’adozione tecnologica, tranne in Italia, dove si registrano segnali di miglioramento.
Agentic AI: tra promessa e poca consapevolezza
Uno degli elementi più interessanti messi in luce dal report è la crescente attenzione verso l’Agentic AI, ovvero sistemi di intelligenza artificiale autonomi, capaci di prendere decisioni e agire su input complessi senza intervento umano. Una rivoluzione nell’automazione aziendale, ma ancora poco familiare per molte imprese.
In Europa e Medio Oriente, il 15% delle aziende ha già iniziato a utilizzare l’Agentic AI, mentre un ulteriore 42% prevede di adottarla entro 12 mesi. Tuttavia, solo un’organizzazione su cinque si sente effettivamente a proprio agio con questa tecnologia. Questo divario di conoscenze rischia di rallentare l’adozione strategica dell’AI più avanzata, proprio mentre crescono le aspettative.
Eppure, gli early adopter dell’area EMEA che hanno già implementato l’AI in modo strutturato riportano vantaggi significativi: il 58% ha incrementato i margini lordi, il 59% ha migliorato efficienza e produttività, il 60% ha offerto esperienze migliori a clienti e dipendenti.
Governance e sicurezza: l’Italia va controcorrente
Se a livello europeo la governance rappresenta ancora un punto debole – con una flessione del 3% nella capacità di gestione dei processi AI rispetto all’anno precedente – in Italia si assiste a un’evoluzione positiva. Le aziende che hanno dimostrato capacità di governance dei dati AI sono aumentate dal 39% al 45%, mostrando maggiore attenzione a policy, supervisione e responsabilità.
Tuttavia, non mancano le criticità. Solo il 30% delle aziende italiane riesce oggi a scomporre i silos operativi e gestire i dati in modo fluido, in calo rispetto al 37% dello scorso anno. La sicurezza dei dati si conferma uno degli ostacoli principali alla scalabilità dell’intelligenza artificiale nel nostro Paese.
“Per scalare l’intelligenza artificiale in modo sicuro ed efficace, la governance è fondamentale. Ciò significa incorporare politiche, supervisione e responsabilità nelle piattaforme fin dall’inizio e avvicinarsi alle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale con una strategia concreta”, si legge nel report.
Enterprise AI Maturity Index 2024: metodologia e campione
La ricerca è stata condotta da Oxford Economics per conto di ServiceNow, con l’obiettivo di misurare l’indice di maturità dell’AI attraverso cinque pilastri fondamentali: strategia e leadership dell’AI, integrazione dei workflow, talenti e forza lavoro, governance e investimenti. Il campione ha coinvolto circa 4.500 dirigenti di 16 Paesi e 11 settori verticali, tra cui 155 provenienti dall’Italia. Ogni organizzazione ha ricevuto un punteggio compreso tra 0 e 100, riflettendo il livello di maturità raggiunto nell’adozione dell’intelligenza artificiale.

Conclusione: dalle ambizioni ai risultati
I dati parlano chiaro: l’Italia ha ancora molta strada da fare per rendere l’intelligenza artificiale un motore di vera trasformazione. Il divario tra volontà di sperimentazione e capacità di esecuzione è evidente, ma ci sono segnali positivi – come il miglioramento della governance – che indicano la possibilità di una svolta. Per passare dal 9% attuale a una diffusione più ampia di progetti maturi e integrati, sarà necessario investire in cultura digitale, leadership, sicurezza e scalabilità.





