Rispetto all’introduzione dell’intelligenza artificiale nei settori bancario, assicurativo e contabile, i sindacati britannici del Trades Union Congress (TUC) hanno una posizione chiara: un approccio bilanciato che tuteli sia le esigenze produttive delle aziende sia i diritti e il benessere dei lavoratori.
AI e lavoro: il monito dei sindacati britannici
La crescente integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi lavorativi sta catalizzando l’attenzione dei sindacati nel Regno Unito, i quali prevedono un impatto significativo sull’occupazione. In un contesto in cui report come quello di Citigroup indicano che fino alla metà dei posti di lavoro nel settore bancario potrebbe essere a rischio a causa dell’automazione, i sindacati britannici stanno intensificando la loro richiesta per una regolamentazione più stringente.
Accord, che rappresenta i lavoratori bancari, chiederà ai gruppi di servizi finanziari di prepararsi a finanziare un programma “importante” per riqualificare molti dei loro quasi 2,5 milioni di dipendenti nel Regno Unito in una mozione alla conferenza annuale del movimento operaio. L’iniziativa di Accord evidenzia una proattiva ricerca di soluzioni che possano mitigare le conseguenze sociali ed economiche di tale transizione. Questo è un chiaro segnale che l’impatto dell’AI non è più un discorso futuristico ma una realtà imminente che richiede azioni concrete e immediate.
L’impatto dell’AI sui settori bancario, assicurativo e contabile
Il settore finanziario, notoriamente uno dei più sensibili alle innovazioni tecnologiche, si trova ora al centro di una trasformazione radicale guidata dall’intelligenza artificiale. Con le previsioni di Accenture e altre consultazioni che indicano come l’AI potrà sostituire fino al 54% dei ruoli nel banking e il 48% in quello assicurativo, emerge l’esigenza di una riflessione profonda sul futuro del lavoro in questi settori. Le implicazioni sono vastissime, dall’etica dell’impiego dell’AI nella decisione di credito fino alle competenze che saranno richieste ai futuri lavoratori. La sfida per i leader del settore sarà quella di navigare questa transizione non solo con saggezza tecnologica ma anche con un forte senso di responsabilità sociale.
La risposta dei sindacati: regolamentazione e formazione
Di fronte a uno scenario in cui l’intelligenza artificiale potrebbe radicalmente alterare il panorama lavorativo, la risposta dei sindacati britannici si articola su due fronti principali: la regolamentazione e la formazione. Proposte come quella presentata da Accord al Congresso dei sindacati suggeriscono non solo un intervento legislativo per controllare l’utilizzo dell’AI nelle aziende ma anche un robusto investimento nella formazione e nella riqualificazione dei lavoratori. Questa doppia strategia punta a creare un ambiente lavorativo equo in cui la tecnologia serve come strumento di supporto e non come mezzo sostitutivo dell’elemento umano, evitando così disparità e discriminazioni che potrebbero derivare da un suo utilizzo non regolamentato e non etico.
Il governo di Starmer sta lavorando a un disegno di legge sull’intelligenza artificiale per regolamentare il settore in rapida evoluzione, ma la legislazione proposta non riuscirà ad affrontare le preoccupazioni sollevate dal TUC e dai sindacati che ne fanno parte sul futuro dei posti di lavoro.
Tutte le mozioni presentate alla conferenza del TUC
Le altre tre mozioni che saranno presentate alla conferenza del TUC sono state redatte da Unite, dall’Artists’ Union England e dalla TUC Young Workers’ Conference. La mozione di Unite avverte che l’intelligenza artificiale viene sempre più utilizzata per “controllare i lavoratori attraverso l’osservazione”, con il personale a bassa retribuzione e in outsourcing proveniente da minoranze etniche il più vulnerabile. Inviterà il governo a promulgare una legislazione che dia ai sindacati il diritto di essere consultati sull’uso dell’intelligenza artificiale sul lavoro, assicuri che le assunzioni siano libere da pregiudizi e discriminazioni, protegga i lavoratori dal processo decisionale basato sull’intelligenza artificiale e “fornisca diritti per il coinvolgimento umano quando la tecnologia prende decisioni ‘ad alto rischio’ come l’assunzione e il licenziamento”.
La Artists’ Union England sta esortando il governo a “rafforzare i sistemi democratici” contro le possibili minacce dell’intelligenza artificiale. La sua mozione chiederà al TUC di fare pressione per una legislazione che protegga i diritti di proprietà intellettuale degli artisti e dei lavoratori creativi e chiederà “il divieto dell’uso dell’AI nei luoghi di lavoro senza un esplicito contratto collettivo”.
La quarta mozione della Conferenza dei giovani lavoratori del TUC chiede ai datori di lavoro di consultare i lavoratori sull’uso delle nuove tecnologie sul posto di lavoro.
Confrontati con le rapide evoluzioni dell’intelligenza artificiale e il suo impatto sui settori chiave dell’economia, come bancario, assicurativo e contabile, i sindacati britannici stanno chiedendo a gran voce un intervento normativo più incisivo. La loro preoccupazione principale si concentra sulla necessità di proteggere i lavoratori dall’obsolescenza professionale e garantire che l’innovazione tecnologica non si traduca in una riduzione indiscriminata dei posti di lavoro. In questa cornice, la formazione continua emerge come uno strumento indispensabile per rafforzare le competenze dei lavoratori e prepararli adeguatamente alle sfide del futuro.
La risposta a queste sollecitazioni è cruciale non solo per la sostenibilità delle carriere individuali ma anche per il mantenimento di un tessuto economico equilibrato e resiliente. Pertanto, mentre continuiamo a navigare questo panorama complesso, è fondamentale che tutte le parti interessate collaborino per trovare soluzioni che armonizzino progresso tecnologico e giustizia sociale.